Come si forma l’attaccamento
Avere un figlio cambia la vita e obbliga la coppia a trovare un nuovo equilibrio familiare.
Ma dove nasce il legame che si crea tra la madre e il bambino? Quali sono i meccanismi alla base di questo rapporto?
L’attaccamento o “Bonding” consiste in un istinto umano fondamentale che, da un lato, aiuta il bambino a soddisfare i bisogni primari di cura e sicurezza e dall’altro, consente al genitore di mettersi in relazione con lui. L’attaccamento è selettivo in quanto il neonato seleziona la persona che si occuperà sia delle esigenze fisiche e alimentari, sia dei bisogni di affetto, calore, sicurezza.
Il rapporto che si instaura con la figura di riferimento crea una base sicura dalla quale il bambino, una volta cresciuto, potrà allontanarsi per conoscere ed esplorare la realtà esterna per poi farvi ritorno nei momenti in cui avrà la necessità di essere rassicurato, nutrito e confortato.
Sebbene il neonato non possa parlare, fin dalla nascita, possiede tutta una serie di modalità attraverso le quali può comunicare alla figura di riferimento i propri bisogni e necessità. Tra questi troviamo il sorriso ma anche il pianto che, solitamente esprime dolore o una carenza di attenzione. La madre, di solito, riesce facilmente a creare il legame col proprio bambino poiché passa molto tempo con lui, lo allatta, lo cambia, lo cura, comunica con lui. Alcuni studi hanno evidenziato che l’ossitocina, l’ormone rilasciato durante l’allattamento, riveste un ruolo particolarmente importante per l’attaccamento.
Un esperimento ha, infatti, evidenziato che bastava stimolare la produzione di questo ormone nelle femmine dei ratti, per trasformarle in ottime mamme accudenti. Può però capitare, soprattutto tra gli esseri umani, che l’attaccamento non avvenga in maniera immediata, ma che servano settimane o addirittura mesi. Tutto ciò potrebbe far sentire il genitore in colpa, ecco perché è importante sottolineare che tutto questo è normale in quanto l’assestamento alla nuova situazione può richiedere tempi diversi.
Falsi miti
Sulla maternità girano tuttora una serie di pregiudizi sociali e culturali difficili da estirpare: la maternità è una cosa naturale, tutte le donne desiderano diventare madri in quanto c’è l’istinto materno, è la madre che deve occuparsi del bambino.
Questi stereotipi rischiano di far sentire la donna sbagliata fino a originare veri e propri sensi di colpa e sentimenti di vergogna.
La maternità, infatti, al pari di ogni altro cambiamento, è caratterizzata tanto da momenti positivi quanto da periodi difficili e impegnativi; soprattutto negli ultimi anni, la teoria dell’istinto materno sembra aver perso potere, infatti, se esistesse un istinto di questo tipo tutte le donne avrebbero questo desiderio, cosa che invece, non capita.
Pertanto, se l’attaccamento non è immediato, è importante prendersi il tempo necessario per abituarsi alla presenza del nuovo arrivato e magari, può essere utile adottare semplici strategie per favorirlo: passare più tempo a stretto contatto col proprio bambino, allattare al seno quando possibile, aumentare i momenti di intimità col neonato interagendo con lui attraverso il gioco.
L’attaccamento con il padre
Spesso, la figura paterna rischia di essere messa in secondo piano dopo la nascita del bambino. Le attenzioni, infatti, sono concentrate sulla madre e sul neonato. Il padre, inoltre, non avendo avuto la possibilità di vivere direttamente l’esperienza della gravidanza e del parto, potrebbe trovare difficile entrare in sintonia col neonato. Alla base di questo atteggiamento potrebbe esserci la paura di non sentirsi all’altezza della madre o non sapere come comportarsi, soprattutto in caso di emergenza.
Tuttavia, è fondamentale che anche la figura maschile sia coinvolta nella nuova dimensione familiare già prima della nascita, magari accompagnando la compagna alle visite di controllo e interessandosi alla gravidanza; i bambini, infatti, conoscono i genitori anche grazie al timbro della voce, già quando sono nell’utero. Inoltre, è importante che anche il padre partecipi attivamente alla cura del bambino senza delegare eccessivamente alla madre.
Allattarlo con il biberon può essere un ottimo modo per creare quel momento di intimità che si ottiene naturalmente con l’allattamento al seno; giocare e interagire con lui facendogli il bagnetto o trasportarlo nel marsupio può essere utile per creare e mantenere il contatto fisico. Essere coinvolti nella routine del neonato e ricoprire un ruolo importante per la sua cura, è fondamentale per avvicinare il padre al figlio. Alla luce di questo è bene ricordare che esattamente come accade per la madre, anche i tempi necessari per il padre per creare il legame col proprio figlio, possono variare da situazione a situazione e da persona a persona. Alcuni riescono a formare questo rapporto immediatamente già nel momento in cui tengono in braccio il bambino per la prima volta, altri dovranno aspettare un po’ di più.