DAD: la didattica che mette le distanze

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All’incirca un anno fa, l’11 marzo 2020, la didattica a distanza, meglio conosciuta come DAD, diventava obbligatoria in tutte le scuole d’Italia, destando, fin da subito, curiosità e smarrimento.

Con questa nuova forma d’insegnamento, l’anno scolastico interrotto a febbraio, ha proseguito dando a insegnanti e alunni, la possibilità di preservare il percorso fatto fino ad allora ed è diventata lo strumento principale di cui i docenti possono avvalersi per poter comunicare con i loro allievi e portare avanti il loro lavoro.

La DAD, inoltre, ha permesso di rivalutare l’istituzione scolastica che, sempre più, sta ricoprendo un ruolo fondamentale nel comunicare quel senso di collaborazione, innovazione e responsabilità, non solo agli addetti ai lavori, ma a tutti noi.
Nonostante ciò, criticità e difficoltà continuano a disorientare sia i docenti, sia i bambini, i ragazzi e le loro famiglie.

Tra le complicazioni più evidenti troviamo la mancanza di digitalizzazione in cui versa il nostro Paese. Molte scuole, sono infatti sprovviste di una linea wi-fi adeguata che riesca a sostenere più collegamenti contemporaneamente, così come, molte famiglie, hanno dovuto sostenere spese economicamente gravose per dare ai ragazzi la possibilità di continuare a seguire le lezioni attraverso strumenti adeguati, come tablet e personal computer.

Un’altra difficoltà delle famiglie risiede nell’organizzazione; molti genitori si trovano, infatti, a dover gestire il loro lavoro, spesso in smart-working, con la didattica dei figli, dovendo coordinare le varie lezioni. Questo, può comportare una riduzione della privacy sia da parte dei più piccoli, che spesso finiscono per disturbare il lavoro degli adulti, sia per i genitori, che, mossi da buone intenzioni, si inseriscono negli scambi tra gli insegnanti e i loro figli.

In ultima analisi, questo isolamento forzato, ha reso sempre più difficile portare avanti quell’obiettivo primario di cui la scuola è stata incaricata fin dalla sua nascita,
ovvero il processo di socializzazione.

Da un anno, tra riprese e interruzioni, l’unico feedback che gli alunni e i docenti hanno rispettivamente gli uni degli altri, passa attraverso lo schermo di un dispositivo, rischiando di far perdere la possibilità di dialogo e di relazione.

Molti alunni, hanno infatti, lamentato un’insoddisfazione sia per la mancanza di confronto
con gli insegnanti, sia perché non hanno più la possibilità di frequentare i loro compagni di classe, soprattutto durante gli intervalli tra una lezione e l’altra.

Questo aspetto è ancora più evidente in quei ragazzi e bambini che riportano difficoltà di socializzazione o veri e propri problemi di apprendimento e che, più degli altri, avrebbero bisogno di interagire e misurarsi con la realtà esterna.